VIII.
Sul faro
Gruppi di pesci
coriandoli nel mare
sfumano in macchie.
Posso vedere le profondità del mare
quando il blu decresce.
Seduto sul faro
ho davanti la curva del mondo
e l' orizzonte
è il limite degli occhi.
Dietro
tra le linee delle montagne
precise
il borgo in miniatura.
*in verità non si tratta di un faro, bensì di un fortino
Sul faro
Gruppi di pesci
coriandoli nel mare
sfumano in macchie.
Posso vedere le profondità del mare
quando il blu decresce.
Seduto sul faro
ho davanti la curva del mondo
e l' orizzonte
è il limite degli occhi.
Dietro
tra le linee delle montagne
precise
il borgo in miniatura.
*in verità non si tratta di un faro, bensì di un fortino
(dal Diario di un marinaio sospeso)
Datato tredici Luglio duemilaquattordici, Argentiera.
Lago delle Vergini ( si chiama così questo posto).
Siamo scesi fino alla spiaggia della caletta, i ciottoli sono ancora bianchi, abbiamo fatto una camminata e disceso un piccolo dirupo.
E' andata bene anche con le infradito.
Appena arrivo faccio un giro sugli scogli a cercare, a guardare un po' le cose e mangio alcune patelle che trovo su uno scoglio. Erano troppo grosse per lasciarle li.
Non ho resistito a fare quello che faccio da sempre, che io ricordi. Arrivo qui e do inizio a una specie di rituale ormai, che si ripete sempre, che io ricordi.
Ed è sempre uguale il fatto che ci vengo sempre con persone diverse per vederlo con gli occhi degli altri, questo posto e questo rituale. Sarà che sono chiuso e insicuro penso dopo durante la serata, mi pare. Seba finalmente decide di spogliarsi e di fare un bagno, è una presenza che stona proprio, col paesaggio e lui sembra che la sa questa cosa, si vede inadeguato, come si muove. Per come la vedo io invece per lui potrebbe essere una specie di bagno battesimale, se è vero che esiste questa cosa del battesimo. L'acqua qui ti da una botta, di vita. Quindi se è vera la cosa del battesimo, un bagno qui può essere la cosa che più gli assomiglia, credo.
Seba si butta in acqua esce veloce. E' gelida l'acqua e dice che l'ha fatto il bagno, ma non è cambiato per niente Seba dopo questo battesimo. Io continuo a dargli noia alle patelle, chissà perché mi piacciono così tanto, se ci penso certe volte. Lui si mette fetale e si ricopre con un altro asciugamano e non sa che farsene del mare del Lago delle Vergini che non l'ha convinto ancora del tutto. Lui che ci pensi.
So che accadrà.
(da taccuino di appunti di Marco Zamburru)
Lago delle Vergini ( si chiama così questo posto).
Siamo scesi fino alla spiaggia della caletta, i ciottoli sono ancora bianchi, abbiamo fatto una camminata e disceso un piccolo dirupo.
E' andata bene anche con le infradito.
Appena arrivo faccio un giro sugli scogli a cercare, a guardare un po' le cose e mangio alcune patelle che trovo su uno scoglio. Erano troppo grosse per lasciarle li.
Non ho resistito a fare quello che faccio da sempre, che io ricordi. Arrivo qui e do inizio a una specie di rituale ormai, che si ripete sempre, che io ricordi.
Ed è sempre uguale il fatto che ci vengo sempre con persone diverse per vederlo con gli occhi degli altri, questo posto e questo rituale. Sarà che sono chiuso e insicuro penso dopo durante la serata, mi pare. Seba finalmente decide di spogliarsi e di fare un bagno, è una presenza che stona proprio, col paesaggio e lui sembra che la sa questa cosa, si vede inadeguato, come si muove. Per come la vedo io invece per lui potrebbe essere una specie di bagno battesimale, se è vero che esiste questa cosa del battesimo. L'acqua qui ti da una botta, di vita. Quindi se è vera la cosa del battesimo, un bagno qui può essere la cosa che più gli assomiglia, credo.
Seba si butta in acqua esce veloce. E' gelida l'acqua e dice che l'ha fatto il bagno, ma non è cambiato per niente Seba dopo questo battesimo. Io continuo a dargli noia alle patelle, chissà perché mi piacciono così tanto, se ci penso certe volte. Lui si mette fetale e si ricopre con un altro asciugamano e non sa che farsene del mare del Lago delle Vergini che non l'ha convinto ancora del tutto. Lui che ci pensi.
So che accadrà.
(da taccuino di appunti di Marco Zamburru)
Un anno fa circa 18 Agosto 2013
Era stata una rondine credo
a passare
Mi sembrava,
era cambiato il suono in estate
La luce del pomeriggio era giallone arancio
dovevano essere più o meno le sette
Era una luce calda a vedersi ma non scaldava più
E' il vento
che è un continuo lamento
mi pare
Qui ora le onde si alzavano nel loro travaglio
contro le rocce e la spiaggia.
C'era il vecchio, a stare seduto
e solito
sotto la veranda del chiosco
Ma mi pare era diverso l'altr'anno.
Ma per questo invece, io guardavo e non sapevo cosa sperarmi.
Le mie persone dell'estate
erano altre, cambiate, diverse
Svanite nel tempo
di un bagno, bagno dopo bagno
Era sulla pelle forse
Che si vedeva come fosse ora il cambiamento
era il mio ed era reale.
Pensavo a come avrei fatto
a ritrovare una qualche àncora per questo Agosto
dimenticavo che vola via tutto
su questa spiaggia
dove il vento c'è sempre
Ma mi pare era diverso l'altr'anno
La poseidonia vola con questo vento profondo
arriva ovunque picchiandomi addosso
Guardavo sempre la stessa scena
lo spazio delimitato dello stesso quadro, appeso allo stesso muro
Il muro ancora
vedevo un altra scena, mi pare
Il barista lega forte teli e ombrelloni
assicurandoli come sempre
è consueto
fissa alla veranda di legni
con tiranti di vecchia corda
con fare di lotta, di vecchia battaglia
Ma mi pare era diverso l'altr'anno
Sa tutto di arsura
di fastidio al tatto
di vecchia salsedine indurita nelle cose
come fanno a non essere stanche le rondini, che vengono?
tra un po' partiranno
come sarà quando tutto sarà rimasto uguale?
il male suo è questo
per piacerci non dovrà cambiare nulla, mi pare
Arrivano sempre certe cose,
e vanno
Quando
l'onda si alza
Il suo lavoro
segue il vento
ecco
Il grosso
deve ancora arrivare
Quando
questi si alzano
insieme si vede
tutta la forza
Tutto appassisce
sotto questa
aria salata
Lontano
argento boato
uguale
a sempre
cambia
A sempre
uguale,
torno.
(da taccuino di appunti di Marco Zamburru)
Era stata una rondine credo
a passare
Mi sembrava,
era cambiato il suono in estate
La luce del pomeriggio era giallone arancio
dovevano essere più o meno le sette
Era una luce calda a vedersi ma non scaldava più
E' il vento
che è un continuo lamento
mi pare
Qui ora le onde si alzavano nel loro travaglio
contro le rocce e la spiaggia.
C'era il vecchio, a stare seduto
e solito
sotto la veranda del chiosco
Ma mi pare era diverso l'altr'anno.
Ma per questo invece, io guardavo e non sapevo cosa sperarmi.
Le mie persone dell'estate
erano altre, cambiate, diverse
Svanite nel tempo
di un bagno, bagno dopo bagno
Era sulla pelle forse
Che si vedeva come fosse ora il cambiamento
era il mio ed era reale.
Pensavo a come avrei fatto
a ritrovare una qualche àncora per questo Agosto
dimenticavo che vola via tutto
su questa spiaggia
dove il vento c'è sempre
Ma mi pare era diverso l'altr'anno
La poseidonia vola con questo vento profondo
arriva ovunque picchiandomi addosso
Guardavo sempre la stessa scena
lo spazio delimitato dello stesso quadro, appeso allo stesso muro
Il muro ancora
vedevo un altra scena, mi pare
Il barista lega forte teli e ombrelloni
assicurandoli come sempre
è consueto
fissa alla veranda di legni
con tiranti di vecchia corda
con fare di lotta, di vecchia battaglia
Ma mi pare era diverso l'altr'anno
Sa tutto di arsura
di fastidio al tatto
di vecchia salsedine indurita nelle cose
come fanno a non essere stanche le rondini, che vengono?
tra un po' partiranno
come sarà quando tutto sarà rimasto uguale?
il male suo è questo
per piacerci non dovrà cambiare nulla, mi pare
Arrivano sempre certe cose,
e vanno
Quando
l'onda si alza
Il suo lavoro
segue il vento
ecco
Il grosso
deve ancora arrivare
Quando
questi si alzano
insieme si vede
tutta la forza
Tutto appassisce
sotto questa
aria salata
Lontano
argento boato
uguale
a sempre
cambia
A sempre
uguale,
torno.
(da taccuino di appunti di Marco Zamburru)